I nostri amici felini sono, o non sono, animali territoriali? Che importanza può avere per loro il territorio? Ci sono punti in comuni coi cani, almeno in questo contesto?
Sì, il gatto è proprio un animale territoriale e questo lo possiamo notare dal fatto che ha bisogno spessissimo di marcarlo con spruzzatine di urina e/o graffiature. Questi modi ribadiscono il loro “esclusivo” diritto di proprietà e stabiliscono, allo stesso tempo, un forte legame con l’ambiente circostante. E quindi come la mettiamo col rapporto con il suo proprietario? Ciò non vuol dire assolutamente che il micio non si affezioni a lui, tuttavia il suo territorio è spesso un chiodo fisso, diciamo, qualcosa da salvaguardare.
I gatti poi non hanno bisogno per forza di uno spazio molto ampio, se al suo interno trovano tutto ciò che gli serve. È però importante che tale spazio risulti organizzato in un certo modo e che non subisca, ecco l’aspetto più rilevante, troppi e repentini cambiamenti. I gatti, infatti, detestano i mutamenti improvvisi, perché amano la routine. Dobbiamo inoltre dire che un gatto di casa non ha proprio la necessità di perlustrare il territorio per stabilire quale sia la sua esclusiva “riserva” di caccia e, perciò, non cerca neppure spazi molto più ampi di quelli che ha, se al loro interno non ci sono fonti particolari di stress. Finché, infatti, aree e passaggi non cambiano, i gatti si sentono al sicuro e non provano quello che possiamo definire stress.
Da questo si possono desumere le grosse differenze del gatto rispetto al cane, per quanto riguarda il territorio. Il micio deve, per così dire, tenerlo sotto controllo, mentre il cane è maggiormente interessato allo spazio occupato dal suo padrone. Tanti cani, infatti, seguono come ombre il proprio padrone, che loro considerano il “capobranco”.
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